La rivoluzione popolare in Sudan ha creato un’opportunità irripetibile che però, fin dall’inizio, ha incontrato ostacoli interni ed esterni. Gran parte del governo di transizione proveniva infatti dal precedente regime e alcune potenze regionali si sono opposte al cambiamento democratico promesso dalle forze liberali. Il problema per la rivoluzione è consolidare il potere del movimento di protesta in una forza politica organizzata che possa dare forma alla transizione superando questi ostacoli al fine di assicurare che le elezioni che segneranno la fine della transizione siano una vera garanzia per il prossimo governo del Sudan. In altre parole, è necessario garantire che le elezioni siano libere ed eque e che tutte le tendenze politiche siano su un piano di parità, evitando che le elezioni siano dominate dalle forze affiliate ai militari, che sono dotate di mezzi migliori, o dai quadri politici dell’ex regime, che sono meglio organizzati. L’Europa ha abbracciato la promessa di un Sudan liberale e democratico ma ha incontrato difficoltà nel tradurla in un sostegno efficace, prendendo le distanze dalle potenze regionali e sviluppando un approccio verso gli attori liberali che rafforzi il loro svilupparsi in una forza politica matura.