È bufera nella CDU, Merkel in difficoltà
Per ora la diga regge. Nella CDU tedesca, squassata dallo scandalo Kemmerich, la cancelliera Merkel e i suoi fedelissimi sembrano essere riusciti a fare argine contro le spinte a destra con le clamorose dimissioni della presidente del partito (e perciò anche candidata in pectore alla cancelleria) Annegret Krampe-Karrenbauer. Ma la situazione è fluida ed è difficile prevedere che cosa potrà accadere nelle settimane e nei mesi prossimi.
La vicenda è nota: il 5 febbraio scorso il liberale Thomas Kemmerich è stato eletto alla presidenza della Turingia (Land della Germania orientale che era stato governato fino ad allora da un esecutivo di sinistra) con i voti, non richiesti esplicitamente ma accettati tranquillamente, di Alternative für Deutschland, il partito xenofobo e nazionalista di estrema destra. La CDU locale, guidata da Mike Mohring che già in passato aveva segnalato la propria disponibilità all’intesa con l’estrema destra, ha approvato e anzi cogestito l’operazione insieme con l’esponente liberale.
Scandalo. Angela Merkel e i dirigenti cristiano-democratici che le sono più vicini hanno immediatamente sconfessato il partito locale, costretto i deputati della Dieta del Land a ritirare il loro appoggio a Kemmerich, che si è dovuto perciò dimettere, e licenziato in tronco il responsabile del partito per la Germania orientale Christian Hirte, il quale aveva avuto la pessima idea di felicitarsi con Kemmerich per aver avuto “il merito di strappare la Turingia alla sinistra”. Ma gli effetti del terremoto politico sono arrivati anche a Berlino.
Accusata di non essere stata in grado di evitare lo scivolone a Erfurt e di non aver avuto neppure la forza di giubilare Mohring, Annegret Kramp-Karrenbauer, la protegée della Cancelliera che nei mesi scorsi la volle alla presidenza della CDU e quindi automaticamente futura candidata a succederle alla guida del governo federale, si è dimessa con un gesto clamoroso consumato davanti alle tv in diretta durante una drammatica conferenza stampa. Pare che a suggerirle il passo sia stata proprio la sua madrina politica, delusa dalla debolezza della sua guida nei confronti della preoccupante deriva verso destra nel corpaccione della CDU, molto evidente nelle regioni dell’Est.
Vedremo ora che cosa accadrà. Per ora Mohring resta al suo posto e in larghi ambienti cristiano-democratici non solo della Turingia ma anche delle altre regioni orientali sembra consolidarsi sempre più l’opinione che sia necessario “cercare un rapporto” con l’estrema destra di AfD, la quale in tutti i Länder del territorio della ex DDR raccoglie ormai consensi tra un quarto e un terzo degli elettori complessivi.
La CDU, insomma, sull’atteggiamento da tenere verso l’estrema destra si sta spaccando politicamente. All’Ovest dove, specialmente in Renania, pesano le tradizioni più legate alla dottrina sociale cristiana, la tendenza è meno evidente e più contrastata, ma all’Est il trend è chiarissimo. E dello spostamento a destra potrebbe farsi forte l’ultraconservatore Friedrich Merz, che da parecchi mesi ormai conduce una tenace fronda contro la Cancelliera Merkel. La quale, a sua volta, non pare proprio nella sua forma politica più smagliante, in difficoltà sul fronte dell’economia quanto mai era accaduto in passato e quasi rassegnata nell’attesa della fine del suo mandato, che ora si perde ancor più nell’incertezza vista la defaillance della delfina AKK.
E una deriva non molto dissimile interessa anche l’altro partito dell’Unione democristiana, la CSU bavarese, che sta vivendo una problematica simile. Nel tentativo di inseguire i toni estremistici di AfD, i cristiano-sociali nella campagna per le elezioni regionali dell’autunno scorso hanno compiuto una netta sterzata a destra, soprattutto sui temi dell’immigrazione. La sterzata, però, non ha portato loro alcun vantaggio, facendo spostare una quantità di voti degli elettori più democratici verso i Verdi e un partito di ispirazione civica. Ennesima dimostrazione del fatto che inseguire gli estremisti sul loro terreno non porta necessariamente vantaggi elettorali ai partiti moderati, e anzi ha spesso l’unico effetto di sdoganare politicamente le posizioni più estreme.
Finora in Germania il tabù contro l’estrema destra, nella quale non mancano tendenze negazioniste e preoccupanti indulgenze verso il passato, regge e in fondo pure le dimissioni di Kemmerich lo hanno confermato. Ma quanto sta avvenendo dentro i due partiti democristiani deve essere seguito con grande attenzione. Qualche osservatore ha rievocato nei giorni scorsi il travaglio che nelle ultime fasi della Repubblica di Weimar indebolì i partiti borghesi di centro favorendo l’avventura dei nazisti. Non siamo certo a quel punto, ma materia di riflessione ce n’è, eccome.