Rifugiati e sviluppo: il Piano Mattei come volano di stabilizzazione in Africa
A giugno 2024 il numero di persone in fuga da guerre, persecuzioni e violenze ha superato i 122 milioni, in aumento del 5% rispetto alla fine dello scorso anno (UNHCR 2024), segnando il dodicesimo anno consecutivo di crescita. I conflitti in corso in Ucraina, Medio Oriente, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar e Sudan (che da solo è causa di oltre il 10% degli sfollamenti globali), hanno guidato l’esodo di massa su scala mondiale.
Le nazioni a basso e medio reddito accolgono oggi l’87% delle persone costrette alla fuga, evidenziando un gravoso squilibrio in cui comunità già fragili debbono farsi carico degli oneri connessi all’assistenza verso chi fugge. Questo squilibrio impone alla comunità internazionale un dovere di solidarietà e responsabilità condivisa che, al momento, non trova ancora sufficiente risposta. Il livello straordinario di sfollamento forzato si colloca in un quadro di destabilizzazione generalizzata, con particolare riferimento al continente africano dove risiede un terzo della popolazione sfollata mondiale e si è verificato l'incremento più significativo del fenomeno su scala globale.
Il Piano Mattei, inteso come esercizio corale e multifocale di rilancio delle relazioni con l’Africa, si colloca dunque in una fase storica di grande fragilità per il multilateralismo globale e continentale. In questo scenario, appare evidente che gli sforzi del Governo italiano abbiano generato un momentum considerevole attorno alla questione africana. Il Piano si inserisce nel più ampio impegno italiano rivolto alla dimensione esterna del fenomeno migratorio, anche attraverso il Processo di Roma, la Presidenza italiana del G7 e nell’ambito del Patto dell’Unione Europea sulla migrazione e l'asilo. Promuovendo il ‘diritto a non emigrare’, il Piano Mattei incentiva lo sviluppo dei paesi partner e il rafforzamento istituzionale nell’ottica di gestire in modo sostenibile i flussi migratori e ad arginare, in prospettiva, le radici profonde dell’instabilità.
All’interno di questa ampia visione rimane tuttavia indispensabile destinare risorse e sforzi specifici alla gestione delle dinamiche migratorie di breve termine e agli effetti degli sfollamenti forzati. In questo senso, si è espresso anche il Direttore dell’AICS Marco Riccardo Rusconi che ha sottolineato, in una recente audizione al Senato, come il Piano Mattei non possa prescindere dal considerare la dimensione umanitaria e il nesso con gli interventi di sviluppo.
Sotto il profilo della cooperazione allo sviluppo, e attraverso gli interventi in ambito agricolo, sanitario e climatico, il Piano Mattei tocca ambiti che sono determinanti anche nel rapporto con gli sfollamenti forzati. Come ribadito in sede di audizioni parlamentari, l'UNHCR auspica quindi che il rilancio della cooperazione allo sviluppo all’interno del Piano Mattei si esprima anche attraverso interventi rivolti all’inclusione trasversale delle persone rifugiate nei progetti pilota. Tale azione inclusiva, agendo come moltiplicatore dei benefici apportati dal Piano Mattei, amplierebbe la portata degli interventi in termini di sviluppo economico, favorendo al contempo la stabilizzazione delle popolazioni più vulnerabili offrendo loro opportunità di lavoro, formazione e sviluppo e scoraggiando il ricorso a pericolosi movimenti secondari. Detto approccio si allineerebbe inoltre con quanto previsto dalle Linee Guida DGCS-AICS sul triplo nesso Aiuto Umanitario, Sviluppo e Pace e in Migrazioni-Sviluppo.
Inoltre, a sostegno di forme di responsabilità condivisa, il Piano Mattei dovrebbe ricomprendere al suo interno forme di assistenza concreta ai governi africani che si trovano frequentemente senza opportunità se non quella di spostarsi all’interno dei flussi migratori irregolari che attraversano il continente.
I conflitti e i cambiamenti climatici aggiungono un ulteriore grado di complessità nella gestione delle cause strutturali degli sfollamenti. Questa combinazione di fattori aggrava il peso sulle comunità di accoglienza e rappresenta un elemento sempre più rilevante alla base della crescente pressione migratoria verso l'Europa e il Nord Africa. A questo proposito è importante ricordare che negli ultimi dieci anni, le catastrofi legate al clima hanno causato 220 milioni di sfollamenti interni (una media di 60.000 al giorno).
In questo quadro, e nel solco del Piano Mattei, l'UNHCR opera in accordo e a supporto dei giovani africani e attraverso il Route-Based Approach (RBA) si propone di fornire protezione e soluzioni sostenibili a chi fugge, fin dalle prime fasi del percorso migratorio, affrontando i bisogni nei luoghi più vicini al punto di partenza, riducendo il ricorso alle reti di trafficanti.
In termini operativi, il Route-Based Approach prevede numerose azioni coerenti con il Piano Mattei. Intervenendo lungo le principali rotte migratorie in ottica regionale, l’UNHCR propone il rafforzamento dei sistemi di asilo come punto di ingresso per l'inclusione dei rifugiati, contestualmente all'offerta di opportunità di educazione, inserimento lavorativo e accesso ai servizi. Pietra angolare di questo approccio è l’istituzione, lungo i punti di transito principali, di multi-purpose hub. Questi, fornendo protezione, assistenza legale, sanitaria e psicosociale, offrono al contempo informazioni essenziali circa le opportunità di accesso al mercato del lavoro, alla formazione professionale e a percorsi alternativi legali e sicuri, anche di ritorno. L'approccio basato sulle rotte mira, infine, a espandere i percorsi legali, garantendo alle persone la possibilità di accedere alla protezione in Paesi sicuri senza dover ricorrere ai trafficanti.
A questo proposito, l’Italia può avvalersi di un framework solido e innovativo nel panorama globale dei percorsi di ingresso legali. A questi concorre, in particolare, la legge n. 50 del 2023 che ha introdotto la possibilità di mobilità lavorativa per le persone rifugiate, anche a seguito di un iter formativo nel Paese di primo asilo. Essa si aggiunge ai programmi italiani di reinsediamento ed evacuazioni umanitarie, oltreché alle pionieristiche iniziative dei corridoi umanitari e dei corridoi universitari del progetto UNICORE, attraverso i quali, dal 2019, oltre duecento rifugiati hanno intrapreso percorsi di istruzione terziaria presso decine di atenei italiani.
In forza della legge 50, l’UNHCR, assieme a importanti realtà della società civile italiana e del settore privato, ha sviluppato tre iniziative pilota che permetteranno l’inserimento lavorativo nei settori della cantieristica navale, dell’informatica e dell’oreficeria di circa 250 persone rifugiate e appartenenti alle comunità ospitanti. Tali iniziative, riunendo sinergicamente UNHCR, società civile, istituzioni accademiche, settore privato e Governo, costituiscono un modello esemplare con elevato grado di replicabilità e scalabilità. Localizzato al momento in Uganda, Egitto e Giordania, questo meccanismo di formazione professionale e inserimento lavorativo può essere ampliato ed esteso ad altri paesi chiave del Piano Mattei, valorizzando una best practice del Sistema Italia.
In Kenya, in Mozambico ed Etiopia, tra i più importanti per partnership commerciale con l’Italia e dove risiedono complessivamente quasi sei milioni di persone costrette alla fuga, gli ambiti di intervento del Piano Mattei comprendono numerosi fattori chiave degli sfollamenti forzati, tra cui i cambiamenti climatici. Gli obiettivi che UNHCR già persegue con i Governi di questi paesi riguardano diverse attività incluse tra le priorità operative del Piano Mattei. Tra queste rientrano, a titolo d’esempio, gli interventi supportati dal Refugee Environmental Protection Fund, che investe in riforestazione e promuove l’uso di tecnologie innovative per il clean cooking, a tutela degli ecosistemi dei luoghi di accoglienza delle persone rifugiate e a promozione dell’approvvigionamento energetico sostenibile e diffuso. Nei piani di sviluppo elaborati congiuntamente dall’UNHCR e dai governi di Kenya ed Etiopia, oltre all’accesso paritario ai servizi sanitari ed educativi per le persone rifugiate, sono previste azioni di recupero dei terreni agricoli, con vantaggi multipli in termini di impiego e produzione alimentare.
Dette iniziative si collocano nel più ampio ecosistema di partnership con altre agenzie delle Nazioni Unite che UNHCR persegue in ottica di unitarietà di azione, anche favorendo interventi su scala regionale.
Nel configurarsi come una piattaforma di confronto multi-attoriale, in grado di aggregare obiettivi ambiziosi e coinvolgere governi, organizzazioni internazionali e società civile, il Piano Mattei, includendo a pieno titolo le persone rifugiate e sfollate, può rafforzare non solo l'efficacia, ma anche la sostenibilità nel lungo periodo degli interventi, innescando un circolo virtuoso di sviluppo e stabilizzazione. Un coordinamento efficace e sinergico con il Processo di Roma, e con iniziative europee analoghe, contribuirebbe inoltre ad ampliare il parterre di partner africani anche a quei paesi chiave delle rotte continentali, non ancora parte del Processo di Roma.
In conclusione, il Piano Mattei rappresenta un'iniziativa ambiziosa che può trasformare le relazioni con l'Africa, il cui successo dipenderà profondamente dal grado di coordinamento e inclusività che riuscirà a raggiungere. In particolare, come ripetutamente sottolineato dal Direttore Gatti, per realizzare appieno il suo potenziale trasformativo, il Piano Mattei necessita di un adeguato riconoscimento e supporto europeo. Le risorse attualmente disponibili non sono sufficienti per raggiungere pienamente gli obiettivi prefissati, ma il coinvolgimento dell'intero sistema Italia costituisce un solido punto di partenza. Rivolgendosi anche alle esigenze dei 47 milioni di persone sfollate in Africa, il Piano Mattei può inoltre rispondere alle necessità dei Governi africani di affrontarne la gestione. In tal senso si configurano le proposte di UNHCR di potenziamento dell’accesso dei rifugiati ai servizi essenziali, alle opportunità formative e ai canali regolari.