La visione francese per un processo di allargamento ai Balcani occidentali credibile ed esigente
La Francia sostiene inequivocabilmente la prospettiva europea dei Paesi dei Balcani occidentali. Questa prospettiva europea è stata offerta a tutti i Paesi della regione sin dal Vertice di Zagabria del 2000, sotto la presidenza francese, e dal Vertice di Salonicco del 2003. Questa prospettiva è indiscutibile e le adesioni della Slovenia (2004) e della Croazia (2013) dimostrano la sua concretezza. Questa posizione è stata ribadita in più occasioni dal Presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, dal suo discorso al termine del Vertice europeo di Sofia sui Balcani occidentali del maggio 2018 a quello da lui pronunciato all'ultimo Vertice Ue-Balcani tenutosi in videoconferenza il 6 maggio 2020.
Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia settentrionale, Montenegro e Serbia appartengono all'Europa per la loro storia, cultura e geografia. Solo avvicinandosi all'Unione europea questi Paesi potranno costruire o consolidare Stati basati sullo stato di diritto e su società aperte e pluraliste, perseguire il loro sviluppo economico e sociale, dare ai loro giovani prospettive per il futuro e promuovere la riconciliazione tra i popoli.
Questo è uno dei motivi per cui la Francia ha sostenuto, nell'autunno del 2019, un processo di allargamento credibile, efficace, comprensibile e utile. Ed è alla luce di queste esigenze che ha sostenuto la necessità di una riforma del processo di allargamento.
Infatti, a vent'anni dal riconoscimento della prospettiva europea dei Paesi dei Balcani occidentali, e nonostante le riforme intraprese e i coraggiosi atti di riconciliazione, come l'accordo di Prespa concluso tra la Macedonia del Nord e la Grecia, le profonde trasformazioni politiche, economiche e sociali, necessarie per la loro futura adesione all'Unione europea, sono ancora troppo lente e i benefici concreti per i cittadini dei Paesi candidati sono ancora insufficienti.
La politica di allargamento, così come è stata definita, faticava a produrre risultati duraturi nei Paesi candidati, mentre gli Stati dei Balcani occidentali si trovano ad affrontare molte sfide complesse: la stabilizzazione politica non è stata completata, lo sviluppo economico e sociale rimane insufficiente e ineguale, portando in particolare al fenomeno della fuga dei cervelli, l'introduzione dello stato di diritto è difficile, e sono in gioco molte questioni di sicurezza.
Per questo motivo abbiamo proposto di prevedere un approccio rinnovato al processo di adesione, al fine di fornire un sostegno concreto ai Paesi dei Balcani occidentali nelle riforme di vasta portata necessarie per avvicinarli all'Europa, in particolare in materia di stato di diritto e di governance economica. Abbiamo poi esposto la nostra visione della revisione del processo di adesione, che per noi era un prerequisito per l'apertura di eventuali nuovi negoziati.
In risposta a questa richiesta di riforma, sostenuta da altri Stati membri, il 5 febbraio scorso la Commissione ha pubblicato la sua comunicazione sulla metodologia del processo di adesione, intitolata "Rafforzare il processo di adesione - Una prospettiva europea credibile per i Balcani occidentali", che è stata ampiamente ispirata dalle nostre proposte. Prendendo atto, inoltre, dei progressi compiuti dalla Macedonia del Nord e dall'Albania sulla via delle riforme, i 27 Ministri degli Affari europei, riuniti in videoconferenza il 24 marzo, hanno approvato all'unanimità questa riforma, che ci ha permesso di sostenere l'apertura dei negoziati per l'adesione all'Unione europea con questi due Paesi.
Abbiamo ora avviato le discussioni in seno al Consiglio sui quadri di negoziazione con questi due Paesi. La Francia rimane attenta a far sì che essi riflettano fedelmente la nuova metodologia dell'allargamento. Inoltre, continuerà a sostenere le riforme necessarie per il progresso dei sei Paesi dei Balcani occidentali verso l'Unione europea, in particolare nel settore dello stato di diritto, che è al centro dei valori europei.
Al di là della sola questione dell'allargamento, difendiamo e sosteniamo maggiori investimenti dell'Unione europea nei Paesi dei Balcani occidentali.
Nel contesto della crisi del COVID-19 e delle sue drammatiche conseguenze, il sostegno dell'Unione europea ai Balcani occidentali è stato massiccio: 3,3 miliardi di euro, una cifra sproporzionata rispetto a quella fornita da altri Paesi. Inoltre, i Balcani occidentali sono stati coinvolti nelle risposte europee: corridoi verdi, meccanismo europeo di emergenza, esenzione dall’autorizzazione per l'esportazione di attrezzature mediche, ecc. Il 6 maggio 2020 si sarebbe dovuto tenere a Zagabria un vertice Ue-Balcani occidentali e, nonostante il contesto sanitario che conosciamo, si è svolto in videoconferenza e ha permesso di riaffermare la prospettiva europea dell'area e l'impegno dell'Unione europea nella regione. Nella sua continuità, in autunno la Commissione presenterà un Piano europeo di investimenti per i Balcani occidentali, che dovrebbe permetterci di continuare a rafforzare la nostra cooperazione una volta che l'epidemia sarà stata contenuta, per far fronte alle significative conseguenze socio-economiche della crisi.
Infine, la Francia sta reinvestendo nei Balcani occidentali a livello bilaterale. In vista delle grandi sfide che i Paesi dei Balcani occidentali devono affrontare, il Presidente della Repubblica ha chiesto alla Francia di adottare una vera e propria strategia per i Balcani occidentali, affinché il nostro Paese possa impegnarsi maggiormente per la stabilizzazione dei sei Paesi della regione, per il loro sviluppo economico e sociale e per il rafforzamento dello stato di diritto. Adottata nell'aprile 2019, la strategia della Francia per i Balcani occidentali mira a sostenere e completare l'azione dell'Unione europea a sostegno del riavvicinamento europeo della regione.
Concretamente, la Francia sta intensificando le sue relazioni politiche con i Paesi della regione e rafforzando la sua cooperazione bilaterale con loro in quattro settori: (i) lo sviluppo economico e sociale, attraverso l'intervento dell'Agenzia Francese per lo Sviluppo (AFD), che ha già iniziato la sua attività nei Balcani; (ii) la sicurezza, attraverso diverse iniziative, tra cui l'iniziativa franco-tedesca per combattere il traffico di armi leggere; (iii) la giustizia, con una nuova cooperazione nell'ambito della criminalità finanziaria ed economica; (iv) la difesa, con l'intensificazione dei nostri partenariati.