L’Unità europea e la Nato
Disunita sull’immigrazione e sulla fiscalità, ancora lontana da una completa governance continentale, litigiosa su diverse questioni della società civile, l’Europa ritrova unità d’intenti nel sostegno militare ed economico dell’Ucraina e sembra decisa a favorire un passo successivo: l’adesione dell’Ucraina alla Nato come definitivo deterrente contro le minacce della Russia. Modalità e dettagli sono ancora in discussione, alcuni suggeriscono il « modello Israele » (una roccaforte armata fino ai denti nel cuore del mondo arabo, senza essere parte integrante di un sistema militare), ma il dato è tratto e segue l’allargamento - fino a ieri impensabile - di Finlandia e Svezia. D’altra parte, non sembra avviato per domani, e nemmeno per dopodomani, il processo di integrazione nella Ue. Si tratta di considerare un calendario di priorità, anche per evitare ripercussioni nei Balcani del Sud, da troppo tempo nell’ anticamera e oggi attraversati da nuove tensioni in Kosovo.
Quanto Kiev sia vicina alla Nato, essendo peraltro già rifornita di armamenti e istruttori, lo si è capito all’inizio di giugno, al Castel Mimi a Bulboaca, in Moldavia orientale, non lontano dal confine con l’Ucraina e vicino alla Transnistria, la regione separatista pro russa, a poche decine di chilometri dalla zona di guerra in Ucraina. Anche i luoghi sono importanti per simbologia e la narrazione politica.
La decisione di tenere la seconda riunione della Comunità politica europea (CPE) - un forum composto da una cinquantina di leader europei - a Bulboaca non è stata casuale: un chiaro segnale a Mosca. E Volodymyr Zelensky, presente e invitato eccellente, ha nuovamente esortato i leader europei a rafforzare il loro sostegno all'Ucraina. "Tutti i Paesi europei che confinano con la Russia e che non vogliono che la Russia sottragga loro parte del territorio dovrebbero essere membri a pieno titolo della NATO e dell'UE", ha proseguito.
La fotografia di rito ha riunito quarantacinque capi di Stato e di governo, oltre a Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, Josep Borrell, capo della diplomazia dell'UE e Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo. Unico assente, Erdogan, strategico alleato della NATO, ufficialmente ancora candidato all'adesione alla UE, ma in equilibrio nelle relazioni con Mosca.
Per la storia recente, l'Ucraina non ha sempre voluto far parte della NATO. Quando il Paese ha ottenuto l'indipendenza nel 1991, ha escluso le alleanze militari. La costituzione dichiarava che sarebbe stata neutrale e il governo ucraino non intendeva dotarsi di un grande esercito. Il governo ucraino ha persino smantellato il suo arsenale nucleare, ereditato dall'Unione Sovietica. In cambio, Kiev firmò un accordo con Londra, Mosca e Washington in cui i firmatari promettevano di rispettare la sovranità dell'Ucraina. Poi le cose sono cambiate, in parte per il lavoro sotterraneo della Russia per scongiurare la crescita di classi dirigenti filo occidentali e ristabilire una sfera d’influenza, in parte in conseguenza della strategia americana che già nel 2008, a Bucarest, per iniziativa del presidente George Bush, proponeva l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Prospettiva raffreddata, per ovvie preoccupazioni, da Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Era anche il tempo in cui Europa e Russia rafforzavano relazioni economiche e la stessa Nato considerava la Russia un partner strategico, con uno sguardo alla stabilità internazionale e al comune nemico, il terrorismo islamico. Con l'annessione della Crimea e l'inizio delle ostilità nell'est dell'Ucraina, fu evidente che la neutralità ucraina non avrebbe mantenuto la pace in Europa. Ora tuttavia è altrettanto evidente che Europa e Nato sono sempre più coinvolti nel conflitto, mentre non si intravede una prospettiva di pace. In realtà si attende la controffensiva ucraina, dato che un cessate il fuoco potrebbe giocare a vantaggio di Mosca per consolidare le zone occupate.
Per trovare una strada percorribile verso l’Alleanza, fanno discutere due precedenti, la guerra di Corea, di fatto congelata senza un vero trattato di pace, e il rapporto della Nato con la Germania federale, entrata nell’Alleanza nel 1955, quando c’era il Muro di Berlino e Bonn non riconosceva il confine con la DDR, la Germania dell’Est, in orbita sovietica. Di fatto c’erano due Germanie, una nella Nato e una nel patto di Varsavia. Ci saranno domani due Ucraine?