La cooperazione multilaterale è una componente strutturale della politica italiana di cooperazione allo sviluppo. Lo è da sempre e in una proporzione molto maggiore di quanto si registri mediamente nel caso degli altri paesi donatori dell’OCSE, che registrano tradizionalmente e in modo crescente spinte alla bilateralizzazione. L’andamento storico evidenzia come fattori di contesto internazionale più che autonome scelte italiane – come l’introduzione di leggi in materia o cambi di governo – abbiano orientato la traiettoria complessiva dei flussi di aiuti internazionali. Ciò è vero sia guadando ai flussi in valore assoluto che in relazione al Reddito nazionale lordo prodotto. È in questo quadro che si colloca la presentazione della componente strutturale del canale multilaterale. Una componente articolata perché a sostegno di numerosi e differenziati enti multilaterali come agenzie specializzate, programmi e fondi del sistema delle Nazioni Unite, istituzioni finanziarie internazionali, missioni di pace, fondi multidonatori ed altri organismi. Componente complessa perché, al contempo, si basa su un’articolata architettura istituzionale da parte italiana, che la nuova disciplina in materia dettata dalla legge n. 125 del 2014 non ha semplificato: al perno, costituito da Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e Direzione generale per la Cooperazione allo Sviluppo del MAECI, si aggiungono varie direzioni dello stesso MAECI e altri Ministeri di linea responsabili tematicamente: anzitutto il Ministero dell’economia e delle finanze, responsabile delle relazioni con le istituzioni finanziarie internazionali, quello per l’Ambiente che ha acquisito rilevanza nel quadro della nuova agenda sullo sviluppo sostenibile, il Ministero dell’Interno molto più importante oggi in relazione all’emergenza migratoria, ma anche il Ministero della difesa, quello dello sviluppo economico, il Ministero della salute nonché il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. A fronte di una quota prevalente di multilaterale che offre pochi spazi di libertà d’azione, trattandosi di contributi obbligatori, esiste il rischio di un sistema che solo parzialmente riesce ad evitare frammentazione e mancanza di coordinamento forte tra le parti, rischio aggravato da meccanismi di finanziamento che si articolano in tipologie e procedure diverse di contributi obbligatori, volontari o multibilaterali (a favore di specifiche iniziative o di fondi multidonatori). II La presentazione qui proposta evidenzia l’assoluto rilievo che, sul piano politico e non solo contabile, ha la cooperazione multilaterale nell’ambito della politica italiana di cooperazione allo sviluppo, e la conseguente necessità di una costante attenzione alle sue prospettive e agli orientamenti strategici da dare, perché la presenza di visione, direzione e indirizzo strategico, associati a una conseguente azione coerente nei diversi ambiti di intervento in seno al canale multilaterale, permetterebbe una presenza più efficace e rilevante dell’Italia in seno agli organismi internazionali

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