Antisemitismo. La responsabilità di non dimenticare
by
Piero Fassino
27 January 2020
Mentre Capi di Stato e di governo si sono riuniti a Gerusalemme nel 75^ anniversario della liberazione di Auschwitz, e in ogni nazione si celebra la Memoria dell’Olocausto del popolo ebraico, l’Europa torna a essere percorsa da manifestazioni di antisemitismo e odio antiebraico che ci riportano a tempi bui e tragici.
“Hier Juden” - Qui Ebrei - è la scritta vergata sulla porta di Lidia, partigiana, arrestata e deportata nel campo di sterminio di Ravensbruck. Parole lugubri che ci riportano alla “notte dei cristalli” del 9 novembre 1938 quando le squadracce naziste, in Germania, Austria e Cecoslovacchia, dopo aver “segnalato” negozi e abitazioni di ebrei con quella scritta e la stella di Davide, devastarono e saccheggiarono, causando oltre 400 vittime.
Scritte antisemite e svastiche sono comparse con sempre maggiore frequenza nelle città italiane. La senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta allo sterminio di Auschwitz, vive sotto scorta a causa delle minacce indirizzatele da gruppi estremistici di destra. E così in Europa: ripetute profanazioni di cimiteri ebraici in Francia; aggressioni di gruppi naziskin a sinagoghe e edifici ebraici in Germania; manifestazioni di apologia nazista in Austria e Ungheria; campagne antiebraiche in Polonia.
È doloroso e sconcertante dover constatare che la più grande tragedia della storia, la Shoah e lo sterminio di 6 milioni di ebrei, non ha immunizzato le società europee dal virus dell’odio. Un odio che nega agli ebrei il diritto di esistere come persone e come popolo. Tant’è che all’antisemitismo si accompagnano l’antisionismo e la negazione del diritto di Israele ad esistere come Stato.
Il pregiudizio antiebraico è antico quanto il popolo ebraico. E l’intera storia plurisecolare degli ebrei è scandita da persecuzioni, pogrom, discriminazioni, deportazioni e esilii in una continua coazione a ripetere che, in ogni tempo e in ogni nazione, riproduce comportamenti persecutori e antisemiti nonostante le enormi sofferenze già subite dagli ebrei.
L’ebreo come simbolo di una diversità che non si vuole riconoscere e accettare. Tant’è che chi coltiva sentimenti antiebraici quasi sempre manifesta analoga viscerale ostilità verso gli immigrati, i rom, i neri, i mussulmani, gli omosessuali. E la storia ci ha dimostrato che le persecuzioni con cui si colpiscono gli ebrei ben presto si estendono a macchia d’olio a chiunque esprima una diversità, anche se nessuna persecuzione è comparabile, per dimensioni e ferocia, al genocidio del popolo ebraico.
Colpisce quanto il pregiudizio ignori e neghi che l’identità ebraica è elemento fondativo dell’identità europea. I 6 milioni di ebrei sterminati nei campi nazisti erano donne e uomini nati, cresciuti e vissuti in Europa, radicati nel nostro continente da generazioni. Amsterdam, Praga, Vilnius, Vitebsk, Varsavia, Leopoli, Amburgo: città, tutte di antico e largo insediamento ebraico, sono testimonianza viva di quanto quella cultura sia una delle radici della civiltà europea.
Per questo chiunque creda nei valori di democrazia, rispetto della dignità umana, uguaglianza di diritti, convivenza non può restare indifferente o passivo di fronte alle manifestazioni di antisemitismo e antisionismo. Mai dimenticando che leggi razziali, persecuzioni, deportazioni e Olocausto furono possibili perché troppi non capirono, molti volsero lo sguardo altrove, altri restarono silenziosi e passivi, e non mancarono i complici. Ma vi fu anche chi non si piegò e anche mettendo a rischio a se stesso e la propria famiglia, non esitò a soccorrere, aiutare, nascondere, salvare, meritando il riconoscimento di “Giusti tra le nazioni”.
Anche oggi la coscienza di ognuno di noi è chiamata ad assumere responsabilità, contrastando ogni forma di antisemitismo e razzismo e battendoci perché ogni identità, ogni cultura, ogni religione sia riconosciuta e rispettata. Un imperativo morale che il Presidente Mattarella ha voluto sottolineare a Gerusalemme rendendo omaggio allo Yad Vashem e ribadendo che “non si deve abbassare la guardia”. Parole che richiamano il monito “profetico” di Bertolt Brecht: “vigilate uomini, perché il ventre che partorì il mostro immondo è sempre fecondo”.
Antisemitismo. La responsabilità di non dimenticare
Mentre Capi di Stato e di governo si sono riuniti a Gerusalemme nel 75^ anniversario della liberazione di Auschwitz, e in ogni nazione si celebra la Memoria dell’Olocausto del popolo ebraico, l’Europa torna a essere percorsa da manifestazioni di antisemitismo e odio antiebraico che ci riportano a tempi bui e tragici.
“Hier Juden” - Qui Ebrei - è la scritta vergata sulla porta di Lidia, partigiana, arrestata e deportata nel campo di sterminio di Ravensbruck. Parole lugubri che ci riportano alla “notte dei cristalli” del 9 novembre 1938 quando le squadracce naziste, in Germania, Austria e Cecoslovacchia, dopo aver “segnalato” negozi e abitazioni di ebrei con quella scritta e la stella di Davide, devastarono e saccheggiarono, causando oltre 400 vittime.
Scritte antisemite e svastiche sono comparse con sempre maggiore frequenza nelle città italiane. La senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta allo sterminio di Auschwitz, vive sotto scorta a causa delle minacce indirizzatele da gruppi estremistici di destra. E così in Europa: ripetute profanazioni di cimiteri ebraici in Francia; aggressioni di gruppi naziskin a sinagoghe e edifici ebraici in Germania; manifestazioni di apologia nazista in Austria e Ungheria; campagne antiebraiche in Polonia.
È doloroso e sconcertante dover constatare che la più grande tragedia della storia, la Shoah e lo sterminio di 6 milioni di ebrei, non ha immunizzato le società europee dal virus dell’odio. Un odio che nega agli ebrei il diritto di esistere come persone e come popolo. Tant’è che all’antisemitismo si accompagnano l’antisionismo e la negazione del diritto di Israele ad esistere come Stato.
Il pregiudizio antiebraico è antico quanto il popolo ebraico. E l’intera storia plurisecolare degli ebrei è scandita da persecuzioni, pogrom, discriminazioni, deportazioni e esilii in una continua coazione a ripetere che, in ogni tempo e in ogni nazione, riproduce comportamenti persecutori e antisemiti nonostante le enormi sofferenze già subite dagli ebrei.
L’ebreo come simbolo di una diversità che non si vuole riconoscere e accettare. Tant’è che chi coltiva sentimenti antiebraici quasi sempre manifesta analoga viscerale ostilità verso gli immigrati, i rom, i neri, i mussulmani, gli omosessuali. E la storia ci ha dimostrato che le persecuzioni con cui si colpiscono gli ebrei ben presto si estendono a macchia d’olio a chiunque esprima una diversità, anche se nessuna persecuzione è comparabile, per dimensioni e ferocia, al genocidio del popolo ebraico.
Colpisce quanto il pregiudizio ignori e neghi che l’identità ebraica è elemento fondativo dell’identità europea. I 6 milioni di ebrei sterminati nei campi nazisti erano donne e uomini nati, cresciuti e vissuti in Europa, radicati nel nostro continente da generazioni. Amsterdam, Praga, Vilnius, Vitebsk, Varsavia, Leopoli, Amburgo: città, tutte di antico e largo insediamento ebraico, sono testimonianza viva di quanto quella cultura sia una delle radici della civiltà europea.
Per questo chiunque creda nei valori di democrazia, rispetto della dignità umana, uguaglianza di diritti, convivenza non può restare indifferente o passivo di fronte alle manifestazioni di antisemitismo e antisionismo. Mai dimenticando che leggi razziali, persecuzioni, deportazioni e Olocausto furono possibili perché troppi non capirono, molti volsero lo sguardo altrove, altri restarono silenziosi e passivi, e non mancarono i complici. Ma vi fu anche chi non si piegò e anche mettendo a rischio a se stesso e la propria famiglia, non esitò a soccorrere, aiutare, nascondere, salvare, meritando il riconoscimento di “Giusti tra le nazioni”.
Anche oggi la coscienza di ognuno di noi è chiamata ad assumere responsabilità, contrastando ogni forma di antisemitismo e razzismo e battendoci perché ogni identità, ogni cultura, ogni religione sia riconosciuta e rispettata. Un imperativo morale che il Presidente Mattarella ha voluto sottolineare a Gerusalemme rendendo omaggio allo Yad Vashem e ribadendo che “non si deve abbassare la guardia”. Parole che richiamano il monito “profetico” di Bertolt Brecht: “vigilate uomini, perché il ventre che partorì il mostro immondo è sempre fecondo”.