Il Medio Oriente tra Trump e Putin. Quale ruolo per l’Europa?
Il CeSPI ha collaborato all'organizzazione del primo appuntamento del Ciclo di Conferenze "Percorsi Mediterranei 2018 Torino" promosso da CIPMO in collaborazione con il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Torino, con il sostegno dell'Ufficio di Rappresentanza della Commissione Europea a Milano, della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Torino e della Fondazione CRT.
Mentre la Russia di Putin espande e rafforza la sua presenza in Medio Oriente, divenendo il dominus della Siria, in alleanza con Iran e Turchia, Trump ha preannunciato il ritiro totale delle truppe USA dal Paese, lasciando ai vincitori di spartirsi il Paese per zone di influenza. L’ISIS è stata pressoché sconfitta e respinta dalle aree siro-irachene in cui aveva insediato il suo Califfato, ma ora cerca di rilanciarsi con le crescenti azioni terroristiche in Europa, USA, Africa ed Estremo Oriente. La Turchia, Paese membro della NATO, si è alleata alla Russia in Siria, pur di avere mano libera sui Curdi al Nord, sostanzialmente abbandonati dall’alleato USA; acquista da Mosca avanzati sistemi antimissilistici e porta avanti insieme il progetto di gasdotto Turkish stream e il suo primo progetto di reattore nucleare per la produzione energetica. Per conto suo Trump persegue una alleanza di ferro con Israele, Arabia Saudita e gli altri grandi Paesi arabi sunniti, in funzione anti iraniana, favorendo la contrapposizione del blocco arabo sunnita a quello sciita. Quanto al conflitto israelo - palestinese, il riconoscimento da parte di Trump di Gerusalemme come capitale di Israele ha causato il netto rifiuto dei palestinesi, che hanno rotto (almeno ufficialmente) tutti i rapporti con gli USA, e cercano nuovi partner internazionali per rilanciare il processo di pace, dall’UE alla Russia alla Cina all’India. Ma in realtà gli USA restano indispensabili per coinvolgere Israele in ogni possibile negoziato. Il Piano di pace USA annunciato da Trump subito dopo il suo insediamento continua a planare sull’Area, ma non se ne conoscono i contenuti effettivi, anche se i palestinesi, in base alle anticipazioni ricevute dai sauditi, lo respingono prima di vederlo. Si tratta in qualche misura di una rinnovata logica bipolare, entro la quale l’Europa, divisa al suo interno e con molti neo arrivati dell’Est Europeo che fanno da zavorra, si trova stretta. Eppure ora più che mai è necessario che la UE rafforzi la sua presenza nel Mediterraneo e nell’intera area, sempre più centrale snodo commerciale, energetico, logistico e demografico, dopo il raddoppio del Canale di Suez, l’avvio della nuova Via della Seta dalla Cina, e come hub per proiettarsi verso l’Africa.